Qualche secolo fa

Fino a qualche secolo fa in Val di Fassa si viveva di stenti e privazioni: si doveva lottare contro una natura povera di risorse che offriva solo segale, orzo, patate e qualche verdura come il cavoloe la rapa rossa. Questa agricoltura di sussistenza veniva affiancata dall’allevamento di qualche mucca, pecore, capre e qualche raro maiale.

Nel corso dell’Ottocento, viste le poche risorse del luogo e la forte crescita demografica, molti artigiani, in particolare decoratori e pittori, cominciarono ad emigrare. Questi uomini si caricavano sulle spalle l‘attrezzatura e attraverso i passi dolomitici arrivavano nel Tirolo, in Corinzia, in Stiria, in Ungheria, in Baviera e perfino in Svizzera e Francia. La loro opera era richiesta per abbellire chiese ed abitazioni. Ancora oggi possiamo trovare testimonianze lasciate da questi emigranti durante i loro viaggi lungo la strada: disegni, iscrizioni come quelli che si trovano nella Krimmler Tauernhaus, un rifugio alpino che si trova sulla strada per andare a Salisburgo.

Questi uomini partivano in primavera e tornavano alla fine dell’autunno. Le donne rimanevano a casa con i bambini e si occupavano dell’educazione dei figli, della casa, dei raccolti e del bestiame.

I momenti importanti del ciclo dell’anno erano segnati da una serie di rituali che mettevano in relazione il volgere delle stagioni con le scadenze della vita sociale. Il periodo più ricco di rituali era il tardo autunno e l’inverno. Si celebravano matrimoni, si organizzavano spettacoli, si festeggiava il Natale ed il Carnevale.

 

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